LE II CLASSI AL “GATTOPARDO”!!
Si è svolto lo scorso lunedì 16 aprile il viaggio d’istruzione delle classi II della Scuola Secondaria di I Grado a Santa Margherita Belice, sede del Parco Letterario “Giuseppe Tomasi di Lampedusa” e a Sambuca di Sicilia, piccolo centro riconosciuto nel 2016 “Borgo più bello d’Italia”.
A 60 anni dalla pubblicazione de “Il Gattopardo”, abbiamo scelto di andare a visitare Palazzo Filangeri – Cutò, la residenza in cui lo scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa ha vissuto le sue estati da bambino dai 6 ai 20 anni e che gli fornì l’ispirazione per il racconto delle vicende del suo celebre romanzo. Nel libro il luogo viene chiamato “Donnafugata”, in ricordo del soggiorno che vi ebbe la regina Caterina d’Asburgo Lorena, in fuga da Napoli. “Posta al centro del paese, proprio nella piazza ombreggiata , la casa si stendeva per una estensione immensa e contava tra grandi e piccole trecento stanze”, ricorda l’autore.
Il Palazzo contiene il bel Teatro Sant’Alessandro, in stile Luigi XVI, una sala in cui è possibile ammirare il manoscritto originale e la versione dattiloscritta de “Il Gattopardo” ed alcuni abiti d’epoca e il Museo delle cere con i protagonisti riprodotti con le fattezze degli attori dell’altrettanto celebre pellicola di Luchino Visconti (Claudia Cardinale e Alain Delon). Accanto al palazzo troviamo i resti della Chiesa Madre, oggi divenuti sede del Museo della Memoria, per ricordare quanto avvenne la notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968, quando tutta la Valle del Belice fu scossa dal rovinoso e tristemente noto terremoto. Dopo aver terminato la visita del Palazzo, i ragazzi hanno partecipato ad un gioco a squadre con domande sui luoghi, il romanzo e l’autore.
Nel pomeriggio la visita di Sambuca di Sicilia ha permesso di ammirare il Teatro Comunale, la Chiesa di Santa Caterina da Siena, Il Museo Archeologico di Palazzo Panitteri con l’interessante mostra dell’artista Sylvie Clavel, autrice di originali sculture tessili ispirate da maschere africane, il Museo del Vino e soprattutto i caratteristici “Vicoli Saraceni”, chiamati i “setti vaneddi”: un percorso che si snoda tra casette in tufo distribuite su più piani all’interno di vicoli stretti e tortuosi, con una pianta urbana che ricalca le caratteristiche del suk arabo.
All’interno dell’antico borgo sorgevano le vestigia di un castello ormai scomparso (Il Castello dell’Emiro). Tale intreccio di stradine è diventato, negli ultimi anni, luogo di appeal per numerosi turisti che si divertono ad entrare ed uscire per poi perdersi in quel labirinto di viuzze acciottolate impreziosite dalla presenza della Chiesa della Madre, purtroppo gravemente danneggiata dal terremoto del 1968.